ASCOLTATE LE CAMPANE DELLA DOMENICA

  • 13/11/2021
  • Don Gabriele

ASCOLTATE LE CAMPANE DELLA DOMENICA

Cari fedeli, la lunga transizione della pandemia ci deve convincere: da una parte della necessità di continuare ad usare tutti i presidi a nostra disposizione per contenerla, dall'altra parte dell'altrettanta necessità di non lasciarci "bloccare" da scelte che non sono più condivisibili. Mettersi al sicuro dalla possibilità del contagio non significa permettere alla paura di trasformarci in persone irrazionali. Per restare nell'ambito di mia competenza: non ha più giustificazione l'assenza dalla celebrazione Eucaristica domenicale per la paura del contagio. Ci sono intere famiglie e alcuni giovani, prima del 20 febbraio 2020 regolarmente praticanti, che sono letteralmente "scomparsi". Da una parte cerco di capirli, perché mi viene in mente il povero don Abbondio il quale, richiamato al proprio dovere dal suo vescovo, si trova a dire a se stesso: "Eh, il coraggio, uno se non ce l'ha, mica se lo può dare". Poi però mi sovviene che queste stesse persone, che cerco di giustificare a causa della loro pusillanimità, sono le stesse che vanno comunque al lavoro, a fare la spesa, all'università, a spasso… E mi pongo, perciò, qualche domanda: ma come è possibile passare dal venire a Messa tutte le domeniche, ricevendo anche l'Eucaristia, al non venirci più? Lo hanno fatto per abitudine, senza capirci nulla, senza essere maturati nella fede o che cosa? Se vanno comunque a lavorare, all'università, a fare la spesa e a spasso, mi sembra che abbiano posto il rapporto con Dio (per un cristiano il venire a Messa la domenica è una dimensione insostituibile) al un livello ben basso. Mi sorgono però anche altre riflessioni: può darsi, per esempio, che l'aver partecipato alle celebrazioni trasmesse dalla televisione oppure in streaming abbia indotto un nuovo modo di vivere la "partecipazione", accontentandosi di quella "virtuale". Ebbene, se è così, conviene si sappia che quel modo di partecipare era dettato dall'emergenza, non era "normale" come ha detto il Papa in un'occasione. Se è ammissibile che anziani e malati continuino a partecipare in questo modo alla liturgia della Chiesa, non lo è per chi non si trova in queste condizioni. Un altro pensiero si fa strada in me: la chiusura di quei mesi può aver accentuato l'inclinazione all'individualismo massicciamente presente nell'odierna mentalità, per cui il rapporto con Dio si è fatto esclusivamente privato. Ebbene, anche questo modo di pensare rivela delle lacune, perché non tiene conto della dimensione comunitaria che non è accessoria nel cammino di fede. Non posso poi dimenticare un altro condizionamento che è dato dalla pigrizia, la quale induce cattive abitudini: si comincia a disertare per ragioni di "paura" (più o meno verace) e si finisce per continuare perché si è più “comodi” così …. E ci può essere anche un'altra motivazione, indotta dalla superbia: qualcuno, infatti, può pensare di essere lui stesso la "misura" della fede, per cuistabilisce tutto lui: per esempio, invece di andare a Messa la domenica, ci va il lunedì o in un altro giorno della settimana, oppure non ci va affatto perché si sente "adulto", "emancipato", perciò fa quello che vuole, secondo il suo personale metro. Ci sarebbero anche altre ragioni da sviscerare, ma per non essere troppo lungo, mi fermo qui. Ecco, perciò, cari amici, offro questi pensieri affinché possiamo confrontarci con essi. Sono detti - questi pensieri - con molto affetto, ma come ogni buon padre di famiglia, non mi esimo dal dovere di invitare a cercare la verità delle proprie scelte per intraprendere cammini di sincerità.

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