Parole di Mons. G. Bernardelli, in apertura del concerto per l'inaugurazione del restauro dell'organo Serassi 15.10.2021

  • 16/10/2021
  • Don Gabriele

Benvenute, benvenuti – in modo particolare alle autorità religiose, civili e militari – in questa chiesa parrocchiale dell’Assunta, le cui prime pietre risultano già posate nel 1004. Così ci dice la storia. Ed è proprio la storia che fa da fondale al momento che viviamo questa sera. Essa – la storia – non è fatta solo dagli eventi della “grande storia”, ma anche da quelli della “storia minore”, quella, cioè, delle nostre comunità. Anzi, se esse non ci fossero, non ci sarebbe neppure la “grande storia”, perché le piccole comunità, così diffuse, sono in certo qual modo la “materia” che consente ai grandi eventi di esistere, con ripercussioni positive o negative. L’evento della “storia minore”, che viviamo questa sera con l’inaugurazione del restauro dell’organo Serassi, ha alle spalle, infatti, alcuni accadimenti della grande storia, senza i quali noi non saremmo qui. Per esempio, c’è Napoleone. Fu la soppressione del convento degli agostiniani di Crema, secondo le leggi anticlericali varate dal Menzionato, che rese in certo qual modo disponibile l’organo, che fu acquistato dalla Fabbriceria della parrocchia di Castiglione, con grande sforzo economico, e qui trasferito. Fu la cosiddetta “riforma ceciliana”, voluta dal papa S. Pio X, resasi per certi versi necessaria allo scopo di liberare la liturgia da incursioni operistiche, che portò poi all’eliminazione di alcuni settori del nostro organo, ora ripristinati. La grande storia profana ed ecclesiale si intreccia così con l’evento di questa sera.

C’è poi l’attenzione che questa comunità parrocchiale ha sempre avuto per la musica. L’acquisto del Serassi, per collocare il quale i nostri predecessori ampliarono di una campata la navata centrale di questa chiesa, la Corale Santa Cecilia, la Filarmonica castiglionese, che hanno superato abbondantemente il secolo e mezzo di vita, l’operato di alcuni sacerdoti – parroci o vicari parrocchiali: ricordo solo i prevosti don Carlo Bonfichi e don Innocente Monico con don Egidio Rescalli nell’Ottocento; mons. Sandro Parazzini, mons. Giuseppe Carenzi e don Bruno Ferrari nel Novecento – sono qui a testimoniarlo. Lo stesso restauro che questa sera inauguriamo, che fino a sei anni fa sembrava appartenere alla categoria dei sogni, ne è testimonianza ai nostri giorni.

Il concerto di questa sera, prima ancora che una sinfonia di note, è una sinfonia di intenti e di impegno. Permettete, perciò, che dia voce alla gratitudine, che a nome di tutti vicendevolmente ci scambiamo. Innanzi tutto a questa comunità parrocchiale, che ha saputo capire e apprezzare il progetto di restauro, già ventilato dal mio predecessore don Antonio Valsecchi (che è qui e che ringrazio), in seguito approvato dal Consiglio Pastorale Parrocchiale e dal Consiglio per gli Affari Economici. Grazie alle Istituzioni, che, apprezzando l’intento di riportare al suo antico splendore questo strumento, hanno autorizzato e sostenuto economicamente l’opera. Mi riferisco innanzi tutto al Ministero della Cultura, che ha agito tramite le competenti Soprintendenze. Ricordo e ringrazio la dottoressa Beatrice Bentivoglio Ravasio, dirigente del servizio IV della Direzione generale di Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura nonché Dirigente del Segretariato Regionale per il Piemonte, che ha “creduto” e sostenuto i lavori fin dall’inizio, e il Dott. Filippo Piazza Funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Cremona, Lodi, Mantova, i quali ci onoreranno poi di una parola. Ringrazio l’Assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia nella persona del prof. Stefano Bruno Galli, il quale ha inviato un messaggio che successivamente verrà letto. Ringrazio, nella persona del suo Presidente, Dott. Mauro Parazzi, qui in mezzo a noi, la Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi. A volte si ha l’impressione che le Istituzioni siano lontane dalle comunità e dalla loro vita; in questo caso noi possiamo asserire il contrario. Un grazie caloroso a don Flaminio Fonte, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali e delegato vescovile per i rapporti con le Soprintendenze, che ha seguito passo a passo con estrema diligenza la complessa procedura relativa alla concessione delle autorizzazioni e dei finanziamenti e che questa sera rappresenta il nostro Vescovo impegnato a Milano in una celebrazione a favore della Terra Santa già programmata. Un ringraziamento cordialissimo al Cavalier Daniele Giani e ai suoi collaboratori: hanno eseguito il restauro – il cui frutto poi tutti godremo – non solo con la perizia riconosciuta, ma con un’autentica passione, che fa sempre la differenza. La nostra gratitudine poi al maestro Alberto Dossena, organista titolare della Cattedrale di Crema, che darà vita allo strumento, facendo echeggiare la sua singolarità. Un grazie a chi mi ha sostenuto negli snodi burocratici della realizzazione di questa impresa: il Sig. Silvano Maffina e la Segreteria Parrocchiale.

Il restauro che questa sera inauguriamo è quello di un organo, un organo di una chiesa cattolica. Vi chiedo perciò di compiere con me – se lo desiderate – un atto “anagogico”, che consiste cioè nel guardare in alto, verso il cielo. Noi ascolteremo questo organo, gusteremo i suoni, forse ci commuoveremo, perché la musica veicola emozioni e sentimenti. L’anagogia consiste nel risalire dalla creatura al Creatore: se la musica veicola così tanta bellezza, significa che la bellezza esiste e se esiste significa che c’è una fonte. Questa fonte è Dio. Infatti tanta bellezza non può essere frutto del caso. A Lui salga il nostro pensiero grato e commosso: a Dio fonte di ogni bellezza, che in Cristo parla al nostro cuore con parole umane, assicurandoci che di questa bellezza, che gustiamo sulla terra, saremo partecipi, là dove semplicemente saremo sopraffatti dalla gioia, quando la scena drammatica e stupenda di questo mondo sarà passata.

Grazie

Mons. Gabriele Bernardelli

parroco di Castiglione d'Adda

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