I CATTOLICI A CASTIGLIONE

  • 28/04/2018
  • Don Gabriele

I CATTOLICI A CASTIGLIONE

Cari fratelli e sorelle, forse avrete saputo che il presidente della Repubblica di Francia, E. Macron, ha voluto incontrare la Chiesa francese, alla quale ha rivolto un discorso importante. Nella Patria della netta separazione tra lo Stato e la Chiesa (benché il Presidente della Repubblica francese continui ad essere canonico dell’arcibasilica di San Giovanni in Laterano, a Roma), un segnale di questo genere non è da trascurare. Il presidente Macron intende voler ripristinare tra la Chiesa cattolica e lo Stato francese un dialogo di verità, invitando la prima a non disinteressarsi delle questioni temporali, e impegnandosi personalmente a rispettare il suo dovere di uomo dello Stato anche nei riguardi dei cattolici. Perché, sostiene, laicità “non è sradicare dalle nostre società la spiritualità che nutre tanti dei nostri connazionali”. Per Macron si tratterebbe di un “dialogo indispensabile”, perché: “una Chiesa che pretende di disinteressarsi delle questioni temporali non andrebbe in fondo alla sua vocazione”, e allo stesso modo “un presidente della Repubblica che pretende di disinteressarsi della Chiesa e dei cattolici mancherebbe al suo dovere”. “In questo momento di grande fragilità sociale, quando rischia di lacerarsi il tessuto stesso della nazione – ha sottolineato Macron – considero che non erodere la fiducia dei cattolici rispetto alla politica e rispetto ai politici sia una mia responsabilità”. Il quarantenne alla guida della Francia ha spiegato che “per motivi sia biografici sia personali sia intellettuali ho dei cattolici la più alta considerazione. E non mi sembra né sano né buono che la politica si sia ingegnata in modo così determinato per strumentalizzarli o ignorarli”. Dinanzi a quella platea Macron ha quindi invitato i cattolici “a impegnarsi politicamente. La vostra fede è una parte di impegno di cui la nostra politica ha bisogno”.

Mi pare che siano tre i fuochi su cui ruota il discorso del Presidente: 1. la laicità non significa sradicare la fede religiosa; 2. la comunità cristiana non deve disinteressarsi delle questioni temporali; 3. la fede cristiana “produce” anche impegno politico. Io non credo che tutti i cattolici di Castiglione abbiano chiare queste tre idee. Per alcuni di essi, “laicità” significa disinteresse alla questione religiosa, se non addirittura ostilità. La vera “laicità” non fa una scelta di campo contro la religione, perché di fatto prediligerebbe la parte degli atei e quindi non sarebbe davvero “laica”. La vera “laicità” ammette tutte le forme religiose, nella misura in cui non contrastino con l’ordine pubblico. Anche sul fatto che la comunità cristiana non debba interessarsi delle questioni temporali non mi pare ci sia chiarezza. Alcuni, anche a Castiglione, vorrebbero che la Chiesa restasse solo nelle sacrestie. Ma, come ho detto sul Chronicon di Pasqua, nulla di quanto è umano ci è estraneo, per cui tutto ciò che ha a che fare con la vita delle persone (nascita, morte, lavoro, salute, casa, educazione etc.) non ci deve trovare estranei. E su tutte queste situazioni di vita la Chiesa ha un pensiero che intende sempre promuovere, consapevole che è per la “vita buona di tutti”. Quanto alla terza sottolineatura, ossia che la fede cristiana “produce” anche impegno politico, invito tutti i cattolici di Castiglione a farsi pensosi. L’impegno politico non significa solo diventare attivisti in un movimento o in un partito la cui carta di riferimento non sia in contrasto col Vangelo, significa anche animare la “polis”, cioè la città, la vita comune per infondere in essa, attraverso il proprio impegno il lievito del Vangelo. Significa “produrre cultura cattolica”, senza paura di farla apparire come tale, non per contrapposizione, ma per convinzione che ciò che è autenticamente cattolico è sempre a favore dell’uomo. Un soprassalto di identità, non per “mostrare i muscoli”, ma per esserci e in maniera propositiva, da parte dei cattolici di Castiglione non sarebbe male.

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