CATASTROFE EDUCATIVA

  • 16/03/2024
  • Don Gabriele

CATASTROFE EDUCATIVA

Penso che molti siano rimasti impressionati da ciò che abbiamo letto su “Il Cittadino” di sabato 9 marzo. Mi riferisco all’articolo di Nicola Agosti dal titolo: “I ragazzi di Castiglione ‘giocano’ a sdraiarsi in mezzo alla strada”, nel quale racconta come un gruppo di giovanissimi si stendano sulla strada nel buio serale, attendendo un’auto di passaggio, per poi scansarsi all’ultimo minuto”. Non è chi non capisca come questo “gioco” sia pericolosissimo per l’esito che può sortire. Questo fatto evidentemente ci interroga, così come gli altri numerosi episodi messi in atto da questo gruppo di ragazzi in questi ultimi anni, che vanno dal disturbo notturno all’imbrattamento di muri, dall’imbarbarimento del linguaggio alla cattiva educazione, dalla sfida aperta nei confronti degli adulti al bullismo … L’articolo si chiude riferendo ciò che ha fatto il Comune, dimenticando ciò che sta facendo la parrocchia, in maniera capillare, con le proprie forze e grazie a persone che si prendono a cuore la crescita umana e cristiana dei ragazzi (pensiamo solo alla catechesi, ai campi scuola, al Grest, nonché agli altri momenti formativi, di aggregazione etc.). Da anni il sottoscritto e i catechisti, alcuni dei quali sono impegnati anche nel mondo della scuola e hanno – per così dire – il polso della situazione, stiamo parlando di emergenza educativa, diventata, come ha detto il Papa stesso, catastrofe educativa. Ci eravamo messi anche intorno ad un tavolo: parrocchia, scuola e comune, con proposte concrete di sinergia, ma i frutti non sono stati un granché perché, pur essendo chiari gli scopi da perseguire, non sono stati messi a disposizione gli strumenti necessari. Come dicevo sopra, la parrocchia con la catechesi, il Grest, i campi scuola etc. raggiunge più di 200 ragazzi e giovanissimi (approssimativamente circa 170 ragazzi e 35 giovanissimi solo per la catechesi settimanale, senza contare gli altri momenti formativi e aggregativi) e 40 giovani. Tuttavia è sotto gli occhi di tutti che se la famiglia non si lascia coinvolgere in maniera sinergica con le agenzie educative del territorio sarà sempre peggio. La fragilità della famiglia come luogo dell’educazione è causata da una serie di ragioni che non mette conto qui sviscerare nella loro completezza. Basti solo pensare all’infragilimento di questo istituto naturale a causa delle separazioni e dei divorzi, con le seconde unioni e la nascita di altri figli (tutto ciò favorito da una legislazione sempre più miope): come pensate che crescano questi ragazzi? Sapete quanta rabbia inespressa covano? E come credete poi la scarichino? Nei modi sopra menzionati. Ma anche nelle famiglie non toccate dalla separazione, la ferita educativa è originata dalla fragilità di buona parte delle personalità genitoriali. Non dimentichiamo che i genitori di oggi sono figli di quanti hanno vissuto e respirato il ’68 che ha posto le basi della devastazione culturale in cui siamo immersi. I genitori di oggi sono cresciuti nel clima illusorio sessantottino dei loro genitori che aveva azzerato ogni regola: tutto era permesso. Certo questo nelle grandi città si è fatto maggiormente manifesto, ma anche nei nostri paesi la “nuova” mentalità è andata inoculandosi e lentamente ha contaminato la struttura nucleare del vivere sociale, ossia la famiglia. Si deve poi tenere conto anche di un altro dato. Da tempo si parla di “città educativa”, ossia del contesto sociale in cui si vive, che ha una ricaduta positiva o negativa sulla crescita delle nuove generazioni. Questo dato induce a riflettere sulla “città educativa” del nostro paese. L’imbarbarimento di questi giovanissimi non può essere originato anche da un generale imbarbarimento del contesto sociale in cui sono immersi? Guardatevi intorno e considerate come vive una parte non indifferente di adulti e di giovani/adulti. Viene quindi da chiedersi: sono in atto dinamiche virtuose per far sì che l’ambiente sociale in cui i ragazzi vivono favorisca un effettivo “star bene” nello spazio comunitario, assorbendo comportamenti trasgressivi? Anche questo può diventare oggetto di riflessione, allo scopo di elaborare progetti e non iniziative isolate e alla fine ininfluenti. Qualche anno fa il Papa, parlando appunto della catastrofe educativa, ha detto: “È tempo di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l'umanità intera, nel formare persone mature”. Come comunità cristiana non perdiamoci d’animo, continuiamo nel nostro impegno, nel nostro sforzo. Il cristianesimo ha una “visione” anche per quel che concerne l’educazione delle nuove generazioni, non smettiamo di fare la nostra parte.

Il vostro parroco

Don Gabriele

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