LA DOTTA IGNORANZA

  • 11/02/2023
  • Don Gabriele

LA DOTTA IGNORANZA

Trascrivo queste poche righe comparse su “Avvenire” del’8 gennaio 2005 a firma del card. Ravasi. Le trascrivo soprattutto per quanti hanno abbandonato la fede (ho presente qualche giovane sia maschio sia femmina) quando hanno scoperto qualche passaggio nel sapere scientifico o filosofico che la mette in crisi Don Gabriele

Socrate si divertiva a punzecchiare i suoi interlocutori dicendo che la sua unica conoscenza certa era di non saper nulla. È un’affermazione dietro la quale si nasconde un’intuizione di grande profondità, poiché l’unica cosa più pericolosa dell’autentica ignoranza è l’illusione della conoscenza. Trovo questa considerazione nel libro brillante di un filosofo inglese contemporaneo, A.C. Grayling, intitolato La Ragione delle Cose (Longanesi 2004). Egli tocca in quel saggio in modo lieve ed elegante tutte le questioni morali pubbliche e private, offrendo proposte di soluzione, osservazioni, prospettive spesso originali, altre volte scontate, talora discutibili. Condivisibile è, certo, questa nota sull’«illusione della conoscenza» come pericoloso appannaggio e panneggio di cui non pochi si ammantano e si gloriano. Purtroppo ancora una volta bisogna dire che l’esempio più lampante ci è offerto dalla televisione ove basta stare seduti in uno dei tanti salotti o studi dei vari programmi per sentirsi autorizzati a proclamare certezze in modo deciso e stentoreo, senza esitazioni o remore. Il grande pensatore quattrocentesco tedesco Nicola Cusano aveva coniato la formula «dotta ignoranza» come titolo della sua opera maggiore. Sì, esiste un’ignoranza che è sapiente perché è consapevole dei limiti del nostro sapere ed è perciò aperta alla ricerca e al mistero. Il cervello modesto e arrogante è, invece, convinto di dominare tutta la realtà ed è per questo sicuro di sé e altezzoso, sbrigativo e banale. Questa malattia della mente può attecchire in tutti, almeno in qualche comparto della conoscenza, ed è per questo che si deve sempre imporre un freno al proprio orgoglio, ascoltando il monito del Virgilio dantesco: «Oh creature sciocche, quanta ignoranza è quella che v’offende!» (Inferno VII, 70-71).

(card. Gianfranco Ravasi)

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