IL PAPA E L’ABORTO
IL PAPA E L’ABORTO
Cari parrocchiani,
dopo la pubblicazione della lettera apostolica a conclusione dell’Anno Santo, dal titolo Misericordia e misera del Santo Padre Francesco, si sono diffuse interpretazioni tendenziose e strumentali di ciò che Egli ha detto a proposito dell’aborto. Che cosa ha detto veramente il Papa? Ha detto così: “Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario. Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre (n.12). Il Papa dunque non ha cambiato ciò che la Chiesa ha insegnato fin dalle origini sull’aborto. Nel catechismo della Chiesa Cattolica possiamo leggere: “Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile” (2271). La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae, ossia immediata, per il fatto stesso d'aver commesso il delitto e alle condizioni previste dal diritto (cioè: possedere l’uso di ragione; essere libero da coercizione; essere maggiorenne; sapere che a questo delitto è annessa la scomunica). Sempre nel catechismo sopra menzionato, si legge ancora: “La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società” (2272). In secondo luogo il Papa ha esteso a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere dal peccato di aborto – chi lo ha commesso e/o chi vi abbia direttamente concorso – rimettendo contestualmente la pena canonica della scomunica. Il peccato di aborto, infatti, rientra fra i cosiddetti “peccati riservati”, i quali, escludendo immediatamente dalla comunione ecclesiale, sono rimessi dal Vescovo e da coloro ai quali egli concede tale facoltà. Nella nostra diocesi, tale facoltà era già stata concessa a tutti i sacerdoti, che possono esercitare tale ministero, durante l’avvento, il tempo di natale, la quaresima e tutto il tempo di pasqua (cioè buona parte dell’anno liturgico), dal novembre 2003.Qualcuno tuttavia ha fatto dire al Papa che finalmente l’aborto deve considerarsi depenalizzato, qualcun altro ha dichiarato che Egli in questo modo avrebbe mandato un messaggio agli obiettori di coscienza, invitandoli a superare tale posizione. Monica Cirinnà (senatrice, promotrice delle unioni civili), per esempio, ha affermato: «Ormai non ci sono più scuse, basta medici obiettori». Sarebbe sufficiente scorrere i titoli di alcune testate giornalistiche per rendersi conto del grosso travisamento. Sospendo il giudizio su questo modo di fare informazione, lasciandolo a ciascuno di voi; pongo solo un interrogativo: è fatto in buona fede? Per concludere, riporto dal blog del vaticanista Aldo Maria Valli quanto segue: “Com’è lontano il tempo in cui un laico a tutto tondo come Norberto Bobbio (correva l’anno 1981) si lasciava interpellare sinceramente dalla questione dell’aborto. Ricordo un’intervista che Bobbio concesse quell’anno. Spiegò che tra i due diritti in conflitto (quello della donna di non volere un figlio indesiderato e quello del concepito di non essere soppresso), il diritto del concepito è comunque più cogente rispetto a quello della madre, perché il diritto di non volere un figlio indesiderato può essere soddisfatto in diversi modi, per esempio non riconoscendo il figlio e affidandolo a una famiglia adottiva, mentre il diritto alla vita del bambino può essere tutelato in un modo solo: lasciandolo venire al mondo! E quando poi a Bobbio fu chiesto se non si aspettasse di suscitare stupore e critiche nel fronte pro-aborto per queste sue valutazioni, rispose: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il “non uccidere”. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere»”.