“GESU’, PASSANDO IN MEZZO AD ESSI, SI MISE IN CAMMINO”

  • 09/02/2019
  • Don Gabriele

“GESU’, PASSANDO IN MEZZO AD ESSI, SI MISE IN CAMMINO”

Cari fedeli, il brano evangelico letto domenica 3 febbraio – quello in cui i concittadini di Gesù, i nazaretani, passano dalla meraviglia buona per le parole di Gesù, al rifiuto, fino al punto di volerlo gettare giù dal precipizio – mi ha molto colpito. Già nell’omelia ho descritto come il brano presenti un dinamismo che non ci è sconosciuto, perché anche a noi può capitare di iniziare con entusiasmo, accogliendo Gesù e la sua parola, per poi lasciarlo perdere, quando sperimentiamo le difficoltà della vita o il suo silenzio o la richiesta di un passo decisivo o comunque impegnativo da parte Sua. Conservo nel cuore come una ferita la vicenda di un nostro adolescente, che si era avvicinato alla fede in occasione di un lutto nella sua famiglia, perché durante il funerale aveva sperimento la consolazione proveniente dalla fede e dalla comunità, aveva iniziato a venire a Messa tutte le domeniche, a confessarsi, ma poi, nel giro di pochi giorni, per alcune beghe con i suoi amici di oratorio (alibi), ha smesso completamente. Ecco, questa scelta è simile a quella fatta dai concittadini di Gesù: dall’esperienza della consolazione proveniente dalla fede, all’abbandono del Signore, al rifiuto. Il brano evangelico a cui sopra facevo riferimento, termina – dopo che i nazaretani hanno spinto il Signore sul ciglio del monte per gettarlo giù – con queste parole: “Ma Egli, passando in mezzo ad essi, se ne andò (o si mise in cammino)”. Che cosa significa questo atteggiamento di Gesù? Significa che Lui troverà sempre il modo di far sì che la sua parola, il suo messaggio – soffocato dall’incomprensione e dal rifiuto – sia accolto altrove. In fondo il tentativo di gettare Gesù giù nel precipizio e il suo fendere la folla, che lo voleva morto, e andarsene libero sono un segno, un anticipo della sua morte e risurrezione. Egli sempre sarà accolto. Ma per chi lo rifiuta? Per chi non lo prende sul serio? Per chi “pretende” cose straordinarie da Lui per crederGli, che cosa resta? Ciò che è successo al giovane che non ha accolto l’invito di Gesù: “Se ne andò via triste”, dice il Vangelo. Oh certo ci sono molti modi di tenere a bada la tristezza: una vita vorticosa, la trasgressione (droga, alcool, sesso, gioco d’azzardo, violenza), obiettivi da raggiungere con tutte le forze ma solo per se stessi etc. etc.. Ma poi la tristezza salta fuori, buca le nostre giornate, amareggia la nostra vita e i nostri sogni. Timeo Jesum transeuntem, esclama S. Agostino, cioè: “Temo il Signore che passa”; detto in altri termini: “Temo di perdere l’occasione, quella che Lui ha pensato per me, perché la mia vita abbia una svolta”. E’ vero che il Signore ci concede i “tempi supplementari”, ma se non ci decidiamo, il tempo poi finisce. Permettiamo al Signore di generare vita nuova in ciascuno di noi, nella nostra comunità, nella nostra civile convivenza.

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