L’EPIFANIA E PAPA BENEDETTO XVI

  • 07/01/2023
  • Don Gabriele

L’EPIFANIA E PAPA BENEDETTO XVI

L’Epifania è la festa della ragione che si apre alla fede: questo fanno i Magi. Il loro cammino è la metafora di un cammino interiore che riguarda ogni uomo e ciascuna donna. Proprio per questo, la più grande eredità che papa Benedetto ci ha lasciato è il suo lavoro – durato tutta una vita – per sostenere la ragionevolezza della fede. Dal suo testamento spirituale trascrivo l’ultima parte, che rappresenta una “perla” per tutti coloro per i quali la fede è una cosa seria e per gli altri che sentono la nostalgia di poter davvero credere.

“Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità. Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”.

Grazie, caro papa Benedetto per la tua vita tutta dedicata a studiare, a testimoniare e poi, come Papa, a confermare i fratelli, circa la bellezza e la ragionevolezza della fede. Grazie per la tua umiltà, la tua umanità, la tua gentilezza, il tuo amore per Cristo, per la Chiesa e per l’umanità. I tuoi scritti – da cui ho sempre attinto luce e forza – restano un monumento di sapienza a cui continueremo ad abbeverarci. Grazie perché – come è stato detto in questi giorni – hai aperto la Chiesa senza snaturarla. Da giovane studente, da professore in varie Università della Germania, da “perito” del Concilio Vaticano II, da Vescovo e poi da Cardinale e Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e finalmente da Papa hai insegnato che c’è frutto e autentico progresso se si rimane nell’umile fede della Chiesa. Le ultime parole che hai pronunciato su questa terra, poche ore prima di morire, ci hanno svelato definitivamente la fonte della tua dottrina e della tua vita: “Gesù, ti amo”, hai detto. E’ da qui che è scaturito tutto. Prega per noi, perché anche noi possiamo trovare la fonte. E questa fonte non può che essere un amore. Perché questo è il cristianesimo: avere trovato un amore e non lasciarlo più. Il resto è conseguenza.

Dal cielo guardaci, proteggici, illuminaci o Santo Padre della Chiesa Cattolica, nostra Madre!

Il vostro parroco

Don Gabriele

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